Origine: Toscana
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Lampredotto |
Nota:
- Ho trovato questa ricetta sul blog del noto critico gastronomico fiorentino Leonardo Romanelli, e dopo averla provata non ho potuto resistere alla tentazione di riproporla.
- Leonardo Romanelli è una delle anime moderne della cucina toscana, verace e attaccato ai valori della tradizione sa coniugare la coerenza delle cucina tradizionale con quel giusto apporto di modernità ed innovazione.
- La sua ricetta di involtini di lampredotto rappresenta un modo nuovo di servire un piatto tipico toscano, e può contribuire alla diffusione della cultura del quinto quarto troppo spesso disprezzato nella cucina moderna.
- 500 grammi di lampredotto
- 4 fette di mortadella
- 200 grammi di scamorza molto fresca
- 4 carciofi
- passato di pomodoro
- farina
- olio extravergine
- 2 spicchi aglio
- 2 foglie salvia
- 1 rametto ramerino [rosmarino]
- 2-3 cucchiai prezzemolo tritato [per guarnire]
- sale
- pepe nero
- brodo vegetale
- Per fare bene questa ricetta occorre scegliere un pezzo di lampredotto più regolare possibile, da cui ricavare otto fette di simili dimensioni.
- Con il batticarne schiacciare le fette di lampredotto cercando di renderle tutte dello stesso spessore, facendo attenzione a non romperle.
- Saltare i carciofi puliti e fatti a fettine molto sottili in una padella con un filo d'olio ed uno spicchio d'aglio schiacciato, non cuocerli troppo ma saltarli appena quel tanto che basta da levargli il "crudo", lasciandoli comunque croccanti. Salate e pepate e lasciate intiepidire.
- Disporre su ogni fetta di lampredotto una mezza fetta di mortadella e delle fettini sottili di scamorza, poi aggiungere una cucchiaiata di carciofi.
- Formate ora gli involtini con ciascuna fetta, fermandoli con degli stuzzicadenti. Fate attenzione a chiuderli bene perchè il formaggio poi tenderà ad uscire altrimenti.
- Scaldate in una padella [potete riutilizzare quella in cui avete saltato i carciofi] un po' d'olio con un paio di spicchi d'aglio schiacciati [in camicia se preferite un gusto meno deciso], un paio di foglie di salvia ed un rametto di ramerino.
- Passare gli involtini uno per uno in un piatto con un po' di farina, e metteteli a rosolare nella padella a fuoco vivace, girandoli per farli prendere colore da tutti i lati.
- Aggiungete una mestolata di brodo vegetale bollente [mi raccomando, non fatelo con il dado!].
- Per fare un ottimo brodo vegetale bastano pochi minuti, si butta una carota, mezza cipolla e un gambo di sedano nell'acqua, magari insieme a una manciata di gambi di prezzemolo, e si fa bolire per un quarto d'ora, fate evaporare per qualche minuto e poi togliere gli involtini dalla padella e teneteli da parte.
- Aggiungere ora il passato di pomodoro in padella e fate sobbollire per 15-20 minuti a fuoco moderato, regolando di sale e pepe.
Firenze - Ponte vecchio [sull'Arno] |
- A questo punto aggiungete al sugo gli involtini, giusto per farli riscaldare, e servire con abbondante prezzemolo tritato molto caldi.
Firenze - Il Duomo |
Nota:
- Gastronomicamente il lampredotto a Firenze è un’istituzione, una leggenda presente quotidianamente per le strade della città sui “banchini dei trippai”, questi piccoli chioschi su quattro ruote, che sono i baluardi di una tradizione popolare conservata nel tempo sotto l’ombra di antichi palazzi e grandi opere d’arte.
- Il lampredotto non è cibo da turisti: è cibo di strada. Racconta, cioè, della storia e della vita di un popolo, che per quelle strade è passato e in esse ha vissuto.
- Viene servito dai trippai nel toscanissimo panino chiamato semelle con l’aggiunta, secondo il proprio gusto, di condimenti a scelta, che vanno dal semplice sale e pepe, alla classica salsa verde, fino ad arrivare all’olio piccante. Per ultima, vi aspetta la rituale domanda del trippaio fiorentino: lo vuole bagnato?
- Rispondete di sì.
- Tufferà così nel sugo del pentolone la calotta superiore del panino, che vi sarà così servito gustoso e gocciolante.
Storico trippaio in via Gioberti |
Non solo trippai:
Trippai di un tempo
Trippaio di un tempo |
Gli ultimi baluardi di questo cibo povero e popolano sono i “banchini dei trippai”, come li chiamano a Firenze.
Un tempo erano carretti di legno, dipinti con colori sgargianti, condotti a mano o appoggiati su tricicli a pedali.
Oggi sono piccoli chioschi su quattro ruote, tutti di acciaio, lindi e sterili, ma con ancora intatto il loro fascino gitano.
Portano in giro per Firenze il pesante carico di trippe e di storia.
In bella mostra, a un lato del banco, in mezzo a verdure fresche, limoni e insalata, i venditori offrono la loro mercanzia: lampredotto, trippa e poppa [la mammella del bovino] già bolliti e pronti per essere cucinati dalle massaie tra le mura domestiche, in una miriade di ricette.
In bella mostra, a un lato del banco, in mezzo a verdure fresche, limoni e insalata, i venditori offrono la loro mercanzia: lampredotto, trippa e poppa [la mammella del bovino] già bolliti e pronti per essere cucinati dalle massaie tra le mura domestiche, in una miriade di ricette.
Sull’altro lato del banco bollono due pentole piene di brodo, nelle quali cuociono, insieme a pomodori, carote, prezzemolo, cipolla e patate, grandi pezzi di lampredotto, destinati a una fine gloriosa: farcitura succulenta in mezzo a panini croccanti.
Trippai come superstar:
Panino con lampredotto
Panino con lampredotto |
Gli ultimi araldi di questa tradizione culinaria fiorentina hanno nomi conosciuti in città, sono famosi e più amati di Michelangiolo Buonarroti, fedeli ai colori e alla tradizione gastronomica della città gigliata. Miro Pinzauti, Fulvio Laporta, Orazio Nencioni, Fabrizio Giannelli, Andrea Zinci non sono solo “trippai”; non si limitano a preparare superbi panini con il lampredotto, ma rappresentano l’ultimo anello della tradizione popolare fiorentina.
Miro Pinzauti, Fulvio Laporta, Orazio Nencioni, Fabrizio Giannelli, Andrea Zinci non sono solo “trippai”; non si limitano a preparare superbi panini con il lampredotto, ma rappresentano l’ultimo anello della tradizione popolare fiorentina.
Il loro panino è un rito, è uno slow-food fatto di sapori, di chiacchiere, di pause e di commenti, di buoni e sani bicchieri di Chianti.
Il panino va mangiato sul posto, tra i discorsi degli avventori, in mezzo alle battute salaci e pungenti, tra la raffinata atmosfera rinascimentale e la semplice voglia di discutere su ogni argomento: il calcio, la politica, il tempo.
Firenze - Mercato Centrale
Firenze - Mercato centrale |
Il mercato centrale di Firenze è situato in centro, tra via dell'Ariento e Piazza del Mercato Centrale.
Si trova all'interno di una grande struttura liberty in ferro e vetro costruito nel 1870.
Nelle vie che costeggiano le struttura vi è un mercatino permanente di bancarelle che vendono artigianato, magliette, bigiotteria, borse in pelle e tanti altri articoli.
Un'altra particolarità è la valorizzazione delle frattaglie: ci sono almeno 4-5 "tripperie" che vendono qualunque taglio del quinto quarto del bovino: dalle mammelle [le "poppe"] alla matrice [l'utero], passando per il pene e i testicoli del toro, la trippa, il lampredotto [il quarto stomaco del bovino].
Un simpatico trippaio mi dà una dimostrazione del mitico [forse un po' macabro] "sense of humor toscano" consigliando il "misto Pacciani", e potete immaginare quali siano gli ingredienti.
Il cinghiale al di fuori del Mercato Centrale, Firenze |
Sicuramente un ottima ricetta, quella dell'amico Leonardo ma la soddisfazione e la goduria del lampredotto, è comprarlo dal trippaio e mangiarselo per strada mentre percorri le strade fiorentine. Per noi uno sfizzio e una tradizione, specialmente in inverno. Quasi, quasi, prendo il bus e me ne vado a fare uno......... Mmmmmmmm che delizia assurda!!!!!! Ciao a presto. Manu
RispondiEliminaIl MISTO PACCIANI, deve essere ottimo, con ovvio riferimento al Mostro di Firenze, macabro killer che uccideva le coppiette appartate, asportando il pube delle ragazze uccise. Siamo burloni noi fiorentini, a volte anche eccessivi! Un saluto Manu
RispondiEliminaNon ti dico cosa mi ha scritto un fiorentino via sms, sul blog non si può, credo, ciao e grazie della visita :)
RispondiEliminaTre giorni solo più, a presto, ciao :)
RispondiEliminaPosso solo immaginarlo cosa ti abbia scritto, l'occasione per pesanti battute in merito al Pacciani, è davvero invitante. Noi fiorentini ci abbiamo inventato anche barzellette e frasi fatte.......... tre giorni......... solo tre giorni........ non ci posso credere!!!!! A presto cuoco.
RispondiEliminaVeramente un poco di più, visto che me l'hai scritto tu che sei fiorentina, meno due, ciao
RispondiEliminaAhahahahah!!!! Devi ammettere però che la battuta era carina......... due giorni al giorno X! Kiss.
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